Artifex, iniziativa militante portata avanti dal Cuib Femminile di Raido, consiste nella creazione di piccoli manufatti artigianali quali portachiavi, bracciali e segnalibri in cuoio, quadri e segnalibri in punto croce, oggetti in legno, candele, decoupage, decorazioni e quadri realizzati attraverso il metodo della pittura su vetro. L’idea che anima questa iniziativa è quella di riscoprire le proprie capacità ed aspirazioni attraverso l’artigianato, in un cammino di crescita e perfezionamento continuo, dove l’esteriorità non è altro che il riflesso di una realtà interiore che l’uomo moderno ha smarrito.
Vai al catalogo delle produzioni artigianali di Artifex…
Riaffermazione delle ARTI TRADIZIONALI
a cura del Cuib Femminile di Raido
La società moderna concepisce il lavoro come la prima preoccupazione che ogni persona deve avere nella vita, tanto che non à errata l’affermazione che l’uomo moderno vive per lavorare.
Da mezzo per la propria sussistenza, il lavoro si è trasformato in un fine continuamente esaltato, tanto da diventare un’entità sacra, gli stessi Valori, d’altronde, assumono caratteristiche economiche. La “giustizia” per esempio, invece che la ricerca e l’affermazione della “verità”, oggi è intesa come l’equa distribuzione dei beni economici tra le varie categorie sociali. Con il lavoro si concorre al benessere e al progresso dell’umanità, lavorando si produce, producendo si guadagna, guadagnando si vive bene, si è accettati e si è stimati dall’intera società. Ne consegue che il lavoro, qualunque esso sia, nobilita l’uomo ed esalta la “classe lavoratrice”.
Il ritmo infernale in cui si è costretti a vivere porta a consumare in fretta la propria esistenza senza pensare a ciò che è veramente importante.
Il lavoro è diventata un’attività disanimata e automatica, dove la visione materialistica “ha tolto al singolo ogni possibilità di conferire al proprio destino qualcosa di trasfigurante, di vedervi un segno e un simbolo”.
Con l’avvento della società industrializzata, la tecnica ha preso il sopravvento, la macchina è diventata la nuova divinità e l’uomo, il suo servo, à diventato un semplice accessorio della macchina stessa.
Nell’industria si è arrivati alla totale automatizzazione, dove tutto è computerizzato, cosicchè ogni persona può essere interscambiata a piacere.
Non è più richiesta una particolare competenza; chiunque, oggi, può stare dietro una scrivania cosà come ad un tornio, senza che ciò richieda una specifica qualificazione. L’azione si riduce ad un semplice esercizio meccanico, privo di qualsiasi tensione.
In questo clima di anonimato, l’operaio non si assume più alcuna responsabilità, non prende più alcuna iniziativa, il suo solo compito è quello di compiere gesti sempre uguali e sempre ripetitivi. Fedele all’uniformità che caratterizza il mondo moderno, la produzione di “serie” non ha tempo per la qualità, si pensa solo a produrre oggetti uguali gli uni agli altri, privi di qualsiasi valore intrinseco aldilà della loro componente materiale.
Al lavoro senza anima delle industrie moderne, si oppone la concezione che in passato avevano le arti e i mestieri, così se da una parte, come abbiamo detto, l’industria favorisce la visione meccanicistica, dall’altra la bottega artigiana era strutturata secondo una visione organica.
Nell’esperienza artigiana il lavoro raramente era svolto con un fine di lucro, ma al contrario era inteso come un’arte capace di esprimere la personalità dell’uomo, un mezzo adatto al suo miglioramento e affinamento spirituale.
Attraverso la realizzazione dell’opera, l’artista e il contadino trovavano degli stimoli per una ricostruzione interiore, un’analogia tra ciò che si svolge e la possibilità di liberarsi della scorza umana elevandosi al divino. Un metodo quotidiano di superamento interiore, a cui contribuiva tutta l’organizzazione sociale, aiutando l’uomo a percorrere la strada verso il divino.
Ogni attività e ogni oggetto, pur mantenendo una funzione comune, conservava il suo valore e la sua bellezza; l’opera prodotta non era l’espressione superficiale o inconscia, propria delle ispirazioni artistiche moderne, ma un capolavoro unico e irripetibile. Per l’artista infatti, il profitto economico veniva dopo l’onore e l’impersonalità nel lavoro: “ognuno accudiva silenziosamente alla propria opera mettendo da parte la propria persona”.
Stile di impersonalità attiva, quindi, dove ciò che contava non era la persona ma l’opera; un amore per la disciplina che si manifestava nel carattere semplice ed essenziale.
Oggi, invece, ogni cosa deve avere un prezzo, altrimenti è considerata inutile; anche l’opera d’arte, per essere considerata bella, deve avere una valutazione economica, e più costa più è bella!
Contrariamente a quanto avviene nella produzione in serie dove l’operaio ha il solo compito di produrre in modo uniforme, si oppone l’artigiano che nella sua opera continua a ricercare sempre un prodotto di qualità, unico nel suo genere.
E’ per questo che ancor oggi l’artista attraverso la sua ispirazione, trasformando la materia grezza per darle vita e forma, puà riuscire a partecipare attivamente alla creazione.
Questa creazione rispetta i ritmi naturali, l’artista vive in armonia con il cosmo, plasma la materia le conferisce un ordine, un valore sacro e la sua azione riveste un carattere rituale.
Azione come rito quindi, che rende sacra tutta l’esistenza e che si oppone all’industrializzazione del mondo moderno. Due mondi, due stili, due realtà che restano tra loro contrapposte, da una parte il sacro, la qualità, l’armonia e il bello, dall’altra la materia, la quantità, l’uniformità e l’assuefatto.
Il militante del Fronte della Tradizione deve recuperare il valore delle arti e dei mestieri, che ancora custodiscono – anche se residualmente – i segreti tramandati dalle generazioni precedenti; egli si deve applicare affinchè l’arte riacquisti un significato superiore. L’azione diverrà Rito e Simbolo, Ordine e collegamento con il sacro, permeando l’esistenza e l’ambiente in cui si vive di una forza invincibile.
Attraverso l’artigianato militante, la persona può riscoprire le proprie capacità e aspirazioni, può ritrovare sé stesso in un cammino di crescita e perfezionamento continuo, dove l’esteriorità non è altro che il riflesso di una realtà interiore che l’uomo del mondo moderno ha smarrito.