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– Come e perchè nasce Raido?
– Quali sono gli obiettivi di Raido?
– Quali sono i punti di riferimento di Raido?
– Che cosa significa il vostro simbolo e che significa “Raido”?
– Molti parlano di “tradizione”, ma cos’è per Raido la Tradizione?
– Qual è la posizione di Raido rispetto alla religione?
– Che cos’è il “Fronte della Tradizione”?
– L’adesione all’associazione culturale “Raido”, tramite il tesseramento che voi proponete, implica un’appartenenza automatica alla comunità militante di Raido?
– Chi frequenta i locali della vostra sede-libreria? E’ aperta solo ai militanti o può entrarci chiunque?
– Cosa si trova entrando nella vostra sede a Roma in via Scirè?
– All’interno della struttura di Raido ci sono delle ragazze che militano? Che ruolo hanno?
– Che cos’è il “Gruppo Escursionistico Orientamenti”? E’ possibile partecipare alle vostre escursioni pur non essendo di Raido?
– Che cos’è il blog “Azione Tradizionale”? E’ il blog di Raido?
– Cosa sono i “gruppi di studio” che Raido organizza periodicamente? Che cosa intendete quando parlate di “formazione del militante”?
– Perchè dite che Raido non fa “proselitismo”?
– Pertanto, che relazione avete con la competizione elettorale?
– Che atteggiamento ha Raido nei confronti del “sistema”? Come punterebbe a migliorarlo?
– Ora e subito: qual è il nemico più grande dell’uomo che vive in questa società?
Come e perché nasce Raido?
La data del 21 Aprile 1995 sancisce la fondazione della comunità di Raido. Tuttavia, prima di assumere questo nome, cioè una gerarchia ed una direzione precisa, per circa due anni Raido è stato un coordinamento di militanti provenienti da varie espressioni politiche, sia istituzionali che extraparlamentari, uniti dalla constatazione che nella militanza politica fosse ormai assente la dimensione spirituale ed un vero riferimento alla Tradizione. Così, oltre ad aver individuato nei valori della Tradizione il comune terreno di riferimento, quell’iniziale coordinamento espresse una precisa volontà: costituire un organismo gerarchico in ordine ai principi tradizionali, ponendo al centro il valore dell’autorità. Raido è quindi l’espressione di un agire comunitario e militante che ha assunto la forma dell’Unità Operante, ovvero una scuola di vita intesa secondo l’insegnamento di Codreanu. Con queste parole intendiamo una realtà comunitaria, aperta verso l’esterno, nella quale il confronto – in tutte le sue espressioni – all’interno tra i militanti e all’esterno tra quest’ultimi e il mondo circostante, è cercato, voluto e termine di verifica della propria azione.
Quali sono gli obiettivi di Raido?
Il nostro obiettivo è, innanzitutto, la rettificazione e la qualificazione del militante, cioè la sua formazione. Per noi fare formazione significa mettere ordine nella propria vita, ovvero realizzarla mediante conquiste concrete: sul piano esistenziale (studio/lavoro, famiglia, rapporto con l’altro sesso) e sul piano spirituale attraverso la correzione degli aspetti negativi di ognuno (egoismo, individualismo, edonismo e materialismo), entrambi non scissi dalla vita comunitaria, politica e sociale in genere. In quest’ultima si opera invece attraverso il contributo di lavoro a sostegno dell’attività dell’associazione e della comunità. A differenza delle strutture moderne, siano esse d’ispirazione liberale o marxista, i militanti agiscono su se stessi e di riflesso sulla realtà che li circonda. Il militante di Raido è consapevole che la coerenza tra ciò che si dice di essere e ciò che realmente si fa, è riscontrabile solo attraverso l’azione quotidiana. In tre parole, perciò, gli obiettivi di Raido sono: Tradizione, Formazione, Rivoluzione.
Quali sono i punti di riferimento di Raido?
Potremmo elencarne molti: dai grandi testi della tradizione vedica sino ad Adriano Romualdi, passando per Platone, Yamamoto Tsunetomo (l’autore di Hagakure) sino al Nietzsche del nichilismo attivo e Robert Brasillach. Molto più concretamente diciamo che, i nostri riferimenti imprescindibili sono: dal punto di vista politico-esistenziale, Léon Degrelle e Corneliu Codreanu; da quello dottrinario e spirituale, Julius Evola e René Guénon. Su tutto, sta l’adesione all’idea di Tradizione.
Che cosa significa il vostro simbolo?
Per spiegarlo siamo soliti citare un testo della tradizione indiana, il Markandedeya-Purana (XLII, 7), che afferma: “La vita come un arco, l’anima come una freccia, lo Spirito Assoluto come bersaglio da trapassare. Unirsi con questo Spirito come una freccia scoccata si conficca nel suo bersaglio“. Ciò delinea in sintesi l’azione che Raido svolge.
Per quanto riguarda il significato di “Raido”, invece, vogliamo riportare un passo tratto dal libro “Le rune e gli Dei del nord” di Mario Polia:
RAIDO è la runa(1) del primo movimento del sole: è il segno dell’aurora del mondo. Il sanscrito evidenzia la relazione esistente fra “luce” (svara) e “suono” (swar).Per la forma Raido sembra composta dalla runa ISA – segno del ghiaccio primordiale – e dalla runa SOWULO. Posta nella serie dopo ANSUZ, RAIDO contiene in sé l’idea di “suono” e “movimento” e indica l’effetto del disserrarsi della “bocca” divina, il prorompere del tuono (Odino è detto “Tuonante”) e l’inizio della “rotazione” universale.
(1) la parola runa vuol dire “mistero”, “segreto”. Segni di scrittura propri della tradizione nordica, le rune hanno un significato che trascende la loro semplice funzione di lettere di un “alfabeto”, avendo ognuna un carattere sacro. In quanto tali, quindi, sono da considerare come simboli.
Molti parlano di “tradizione”, ma cos’è per Raido la Tradizione?
Tradizione deriva dal latino tradere e indica un’azione di passaggio. Di cosa? Di un’eredità, la cui origine non è umana, ma spirituale. Trasmissione di una verità attraverso gli esempi di uomini che nella storia hanno incarnato uno stile di vita nobile, trasmissione di una dottrina per come ci è stata riportata da autori come Evola e Guénon. Quando parliamo di Tradizione non ci riferiamo alla conservazione né alla fissazione delle forme esteriori o di cose di cui non si comprende più il significato, né ci riferiamo ad una religione specifica. Bensì trasmettere, tramandare, consegnare in modo diretto e reale una visione del mondo, affinché la propria azione acquisti un senso e la propria militanza politica abbia una precisa direzione: quella verticale. La Tradizione per essere conosciuta necessita di un approfondimento dottrinario che, lungi dall’essere inutile intellettualismo, deve servire a conferire consapevolezza e cognizione di causa all’azione militante. Quest’ultima, non ci stancheremo mai di ripeterlo, resta il principale metro di giudizio, visto che è lo stile e non i titoli, gli studi, o semplicemente le parole, a caratterizzare un uomo e la sua condotta esistenziale. La Tradizione, quindi, è Azione.
Qual è la posizione di Raido rispetto alla religione?
Noi distinguiamo fra Tradizione e religione. Raido nei confronti delle religioni (legittime), qualunque esse siano, non ha nessun tipo di preclusione, anzi. La religione (re–ligio, ricollegare) è una delle vie che ha l’uomo per ricollegarsi al Sacro. Pertanto, per capire il rapporto fra Tradizione e religione, immaginiamo una sorta di grande albero in cui la Tradizione rappresenta il tronco principale mentre le varie vie religiose sono i diversi rami che ad esso sono uniti, dotati della stessa linfa vitale. Dunque, ogni religione legittima rappresenta un collegamento con la Tradizione, poiché di questa ne è un aspetto particolare. Chiarito questo, si capisce perché Raido non abbraccia una via religiosa specifica né concepisce l’esclusivismo religioso ma, tuttavia difende la legittimità di un percorso religioso di contro ai fenomeni moderni del neospiritualismo e dell’ateismo. Di conseguenza, purché quanto sopra sia veramente compreso, ogni militante di Raido è libero di seguire una via religiosa. Ed è grazie a questa consapevolezza che fra i nostri riferimenti possiamo coerentemente riferirci tanto allo spirito di Roma antica quanto ai samurai giapponesi, agli ordini cavallereschi del medioevo ghibellino così come alla Bhagavad-Gita indiana. Non è sincretismo, né esotismo, ma la sintesi di un sentire e di un’origine comune.
Che cos’è il “Fronte della Tradizione”?
A questa domanda vedi questa sezione del sito cliccando QUI. Per ulteriori approfondimenti consigliamo la lettura del secondo Quaderno della collana “Unità Operanti per il Fronte della Tradizione” acquistabile QUI.
L’adesione all’associazione culturale “Raido”, tramite il tesseramento che voi proponete, implica un’appartenenza automatica alla comunità militante di Raido?
Assolutamente no. All’interno dell’associazione culturale, infatti, opera l’omonima comunità militante ma, le due cose sono distinte. Il tesseramento annuale che proponiamo ad amici e camerati è, perciò, una forma di contributo rivolto alla nostra attività, che svolge tutte le sue iniziative quotidiane senza finanziamento alcuno. Aderire al tesseramento è un segno tangibile di sostegno dell’associazione che, non essendo a scopo di lucro, da oltre vent’anni mira al totale reinvestimento delle risorse in favore del Fronte della Tradizione.
Chi frequenta i locali della vostra sede-libreria? E’ aperta solo ai militanti o può entrarci chiunque?
Assolutamente si, tutti sono i benvenuti. La nostra sede, che opera principalmente come libreria, viene frequentata da un pubblico eterogeneo: simpatizzanti, militanti di altre realtà (senza nessuna preclusione), persone semplicemente interessate ad acquistare un libro, giovani e meno giovani. E’ aperta a tutti dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20.
Cosa si trova entrando nella vostra sede a Roma in via Scirè 21/23?
Anzitutto un contesto militante in cui potersi confrontare ed in cui poter conoscere la nostra comunità e l’attività della nostra associazione. La nostra sede, come abbiamo detto, opera anzitutto come libreria ed al suo interno trovano collocazione testi e materiale coerente con una visione del mondo fondata sulla Tradizione e un’ampia gamma di titoli e produzioni relative all’area del pensiero non conforme. Inoltre, trovano posto sugli scaffali materiali musicali, artigianato, abbigliamento e accessori di vario genere. Ultimamente, sempre nell’ottica dell’economia legionaria, abbiamo avviato anche la promozione e vendita di prodotti enogastronomici artigianali e biologici. La libreria è quindi la principale attività per l’autofinanziamento, ma sono tante le altre iniziative che regolarmente sono portate avanti: conferenze e convegni, gruppi di studio e corsi di formazione, escursioni in montagna, produzioni editoriali e musicali, concerti, cene comunitarie, attività più propriamente attivistiche etc.
All’interno della struttura di Raido ci sono delle ragazze che militano? Che ruolo hanno?
All’interno della nostra comunità, opera il Cuib Femminile. Le donne svolgono un ruolo attivo ed importante in tutte le iniziative, nel rispetto di una visione complementare e mai antagonista dei sessi. Il loro è un lavoro di formazione che avviene tramite un confronto cameratesco e non sentimentale. Il Cuib, infatti, non è un gruppo di amiche che fa “comunella”, ma sono donne con la convinzione di camminare sullo stesso percorso, verticale e non orizzontale, di crescita e riscoperta della propria femminilità. Il Cuib, inoltre, organizza attività autonome, patrocina eventi, corsi, collabora con le donne del Servizio Ausiliario Femminile (SAF), cura pubblicazioni all’interno della collana dei Documenti per il Fronte della Tradizione di Raido e altro ancora. Infine, anima il progetto “Artifex”, un’attività di artigianato militante che realizza manufatti, oggetti e opere di varia natura, con la quale veicolare idee e valori tradizionali e allo stesso tempo contribuire all’obbiettivo dell’economia legionaria.
Che cos’è il “Gruppo Escursionistico Orientamenti”? E’ possibile partecipare alle vostre escursioni pur non essendo di Raido?
Sin dalla sua nascita, Raido ha promosso l’attività di montagna. Per noi la montagna è sempre stata una grande palestra di vita e di crescita interiore e siamo contenti di aver contribuito a diffondere questa consapevolezza nel nostro ambiente. Come Gruppo Escursionistico Orientamenti, quindi, nasciamo dall’esigenza di verificarci su un terreno diverso da quello propriamente cittadino, di conoscerci e crescere attraverso l’esperienza del sacrificio, ma anche dall’amore verso ciò che è ancora bello e puro, verso quei posti preservati dall’inesorabile ed invadente contaminazione del mondo moderno. Ed ancora, dal voler condividere in uno spirito cameratesco l’ascesa alla vetta, dall’organizzare un campo invernale durante una bufera di neve e vento: ognuna di queste esperienze è un’occasione per la formazione di un uomo, per rigenerare virtù, per scardinare l’infiacchimento borghese tipico della nostra società.
La partecipazione a GEO è libera ed aperta a tutti coloro che non sono alla ricerca del record sportivo o della gratificazione fine a se stessa, né di un vago romanticismo naturalistico. Fanno perciò parte di GEO non solo i militanti o i simpatizzanti di Raido, ma anche persone appartenenti ad altre realtà politiche o metapolitiche, o semplicemente singoli attratti da questa esperienza.
Che cos’è il sito “Azione Tradizionale”? E’ il blog di Raido?
Effettivamente “Azione Tradizionale” nasce inizialmente come un periodico d’informazione in supplemento alla rivista “RAIDO – Contributi per il Fronte della Tradizione”. Dalla fanzine, poi interrotta, è nato l’omonimo blog d’informazione. Tuttavia, come tale, non è il blog (esclusivo) di Raido bensì del – e per il – Fronte della Tradizione nel suo complesso. Azionetradizionale.com ospita, ogni giorno, contributi che spaziano dalla cronaca alla riflessione critica, dalla dottrina tradizionale agli articoli d’opinione: tutto, in una chiave funzionale a contrastare attraverso uno strumento agile e dinamico – qual è un blog – le menzogne del mondo moderno anche con i suoi stessi strumenti! Ovviamente At.com è aperto ai contributi di tutti coloro i quali vogliono dare un contributo al Fronte della Tradizione, inviandoci articoli, immagini, segnalazioni e tutto ciò che ritengano possa essere utile a condurre questa battaglia. La Redazione di At.com è sempre alla ricerca di nuovi collaboratori!
Cosa sono i “gruppi di studio” che Raido organizza periodicamente? Che cosa intendete quando parlate di “formazione del militante”?
Quando parliamo di gruppi di studio, anzitutto, non intendiamo riunioni di pseudo-intellettuali che sfoggiano qualche nozione imparata accademicamente, o appuntamenti nei quali perdersi nei labirinti di uno sterile intellettualismo. Sono incontri in cui si analizza la visione del mondo e lo stile di vita tradizionale attraverso l’approfondimento della dottrina, fermo restando il presupposto, più volte ripetuto, che la conoscenza non è mai separata dall’azione. Sono l’occasione, per i più giovani, per avere un primo approccio alla Tradizione ed in molti casi alla militanza vera e propria. Tuttavia, va precisato, chi vi partecipa non necessariamente aderisce alla comunità né crea alcun vincolo rispetto ad essa, visto che Raido non fa proselitismo. Pertanto, come per tutte le nostre iniziative, i gruppi di studio hanno l’obiettivo di puntare alla qualificazione del singolo, in questo caso fornendo i primi strumenti utili al percorso militante. In una società dove spesso si è compressi dalla logica dell’attivismo tout court, dalle dinamiche caotiche e frenetiche, la formazione è un’azione veramente rivoluzionaria: un mettere ordine nella propria vita, perché la nostra idea di militanza è H24 e 365 giorni l’anno.
Perché dite che Raido nella sua attività non fa “proselitismo”?
Corneliu Codreanu distingueva due “razze” d’uomini: il politicante e il legionario. Mentre il politicante, tramite le promesse, la demagogia e le belle parole, fa proselitismo affinché gli altri lo votino e sostengano il suo partito, il legionario si comporta all’opposto. Agisce in modo retto, non fa promesse che sa di non poter mantenere e, soprattutto, non agisce sulla base della logica del proselitismo, bensì del “reclutamento”. Reclutamento è, nelle parole di Codreanu, lo sforzo di incarnare al 100% i valori di cui ci si ritiene portatori con l’obbiettivo di essere esempio e, così, catalizzare la partecipazione e l’interesse spontaneo di chi ha una certa visione del mondo. A prescindere che a seguire quei dati comportamenti e valori siano in tanti o in pochi. Coerentemente con ciò, Raido opera un filtro piuttosto rigido per l’adesione alla sua comunità militante, che intende mirare alla qualità anziché alla quantità, con semplicità ed umiltà. In sostanza, non miriamo a convincere nessuno, né ci sentiamo gratificati dal fatto che a pensarla come noi siano in tanti o in pochi.
Pertanto, che relazione avete con la competizione elettorale?
Nessuna. Raido, da questo punto di vista, non patrocina né sostiene la competizione elettorale. A nessun livello. Ciò è coerente con una visione antidemocratica che ci contraddistingue e che non ci può portare a fare altrimenti. Dall’idea di Tradizione, infatti, ne consegue un orientamento gerarchico ed aristocratico, che nulla ha a che fare con la democrazia e le sue istituzioni. Alla democrazia, infatti, è propria una logica del compromesso, così come alla politica democratica quella dello scambio di favori. Per quest’ultima la questione “quantitativa” è primaria, mentre siamo convinti che non sono i voti a determinare la forza, ma l’esistenza di militanti qualificati. Raido, quindi, fa sì politica, ma la fa per destare nuove forme di sensibilità distanti dalle fisime democratiche del numero, sempre come strumento e mai come fine ultimo.
Che atteggiamento ha Raido nei confronti del “sistema”? Come punterebbe a migliorarlo?
Non vi punterebbe affatto. Non perché ci si voglia esimere dalle responsabilità di lotta e di opposizione che abbiamo di fronte a questo mondo in cui viviamo e che non ci piace affatto. Ma, semplicemente perché di fronte a questo sistema non ci poniamo come “riformisti” ma, come “rivoluzionari”: anzitutto verso noi stessi che, come uomini d’oggi, di questo mondo siamo gli artefici. Dunque, “non programmi ma uomini nuovi“: è questa, a nostro avviso, la ricetta giusta per la disintegrazione dell’attuale sistema e la ricostruzione di un mondo migliore. Tutto distruggere per tutto ricostruire.
Ora e subito: qual è il nemico più grande dell’uomo che vive in questa società?
Sei tu, che in questo momento stai leggendo queste parole. Per Raido, infatti, il nemico più grande è dentro di noi: siamo noi. Inutile, infatti, chiedere al mondo e alla gente di cambiare questa o quella cosa quando tu non sei in grado di fare lo stesso; impossibile pretendere dagli altri quel cambiamento nella loro vita che tu non sei in grado di imprimere alla tua; illogico ritenere che senza un reale cambiamento interiore le sole parole, i manifesti, i volantini e l’azione politica in generale, possano veramente smuovere le coscienze di chi abbiamo intorno. Prima ancora che le multinazionali, prima ancora che le banche, i poteri forti, gli americani o l’immigrazione selvaggia, è necessario operare una inesorabile lotta contro tutto ciò che di borghese, oscuro e umano troppo umano ci portiamo nel cuore. E’ lì, che risiede il nostro principale nemico ed è contro di lui che, ogni giorno, dobbiamo combattere. “Nell’ora della disfatta di un mondo, c’è bisogno di anime rudi ed elevate come rocce contro cui s’infrangeranno invano le onde scatenate”, ci dice Degrelle. Sono le azioni che dimostrano quanto, pur vivendo in questo mondo, ne siamo estranei e distanti, rifiutandone i compromessi, le convenzioni, le ipocrisie, attraverso l’assunzione d’impegni e di responsabilità, sforzandoci di rimuovere gli equivoci causati dalla nostra disonestà, vigliaccheria e incoerenza. E’ necessario affermare un’etica del dovere libera da ogni retorica, un eroismo senza gloria, senza trionfi, medaglie o grandi gesti, poiché solo in questo modo si può sradicare ogni atteggiamento arrogante, capriccio, mania di originalità e di protagonismo, distrazione e mancanza di controllo. La perfezione, ne siamo ben consapevoli, è ardua da raggiungere, ma dobbiamo sforzarci ogni giorno di essere migliori di ciò che siamo e, dinanzi alle sventure e alle prove della vita, nelle situazioni estreme e di pericolo, essere forti e decisi. Coscienti che ogni azione compiuta nel solco della Tradizione è un rito che innalza l’uomo al cielo.