Nel primo evento ufficiale tenuto dalla Comunità Militante Raido presso la nuova sede, dopo l’inaugurazione dello scorso 9 Aprile, ci siamo trovati, a distanza di otto anni, nuovamente a parlare di uno scenario di guerra in Europa orientale: era infatti l’8 Marzo 2014 quando discutemmo, sempre insieme ad Andrea Marcigliano, di un’Eurasia sotto attacco.
Era il periodo di Piazza Maidan, della rivolta eterodiretta per spodestare il premier Yanukovyc , uno dei tanti tentativi, in questo caso ben riusciti, di creare un casus belli alle porte della Russia (ricordiamo la rivoluzione arancione del 2004, sempre in Ucraina, la guerra in Georgia del 2008). Il leitmotiv sembra infatti sempre lo stesso: il tentativo di potenze straniere di destabilizzare lo status quo in Europa Orientale, uno degli spazi vitali russi.
Come chiarito da Marcigliano, la strategia di balcanizzare l’area che va dal Mar Baltico al Mar Nero, rendendola una polveriera, non parla slavo: i teorici della necessità di isolare e spingere sempre più fuori dall’Europa la Russia vengono da Washington. L’approccio americano è chiaro: neutralizzare lo storico avversario facendo ricadere il peso dell’azione difensiva sull’Europa. La conferenza, intitolata “Conflitto globale”, recava infatti come sottotitolo “nuovi scenari geopolitici dopo il conflitto russo-ucraino”, mostrando infatti nella sua locandina due bandiere a confronto, quella russa e chiaramente, non quella ucraina bensì quella statunitense. L’Ucraina si sta rivelando, infatti, più un campo di battaglia che l’effettivo avversario dell’Aquila bicefala.
Insieme a Marcigliano, è intervenuta la giornalista Hainieh Tarkian, docente di un master in studi strategici, i cui articoli compaiono su diverse riviste, tra cui “Fuoco”. Con la sua analisi, ha tracciato una cronistoria delle principali tappe che hanno portato alla guerra dal punto di vista delle relazioni internazionali, approfondendo come l’intervento russo altro non sia che una risposta ad una escalation iniziata già da tempo e che ha come filo conduttore un allargamento ad est dell’alleanza atlantica fino alla scelta politica del governo ucraino di vietare l’utilizzo della lingua russa negli edifici pubblici e nelle scuole.
Altri argomenti trattati, che hanno interessato il pubblico accorso numeroso nella sede di via Bressanone, sono stati la dimensione globale del conflitto, il posizionamento del mondo islamico, il ruolo dell’UE e le sue prospettive politiche ed energetiche.
Sulle sorti del conflitto, che conduca il sistema internazionale ad un assetto più multipolare e meno unipolare. Infine, si è trattato di media e dell’ uso della comunicazione come mezzo di influenza delle masse. In definitiva, la prospettiva emersa è di un occidente in confusione e decadenza, in cui l’Europa si conferma ostaggio di interessi sovranazionali, i cui fili sono retti da oltre oceano.