“La vita del corpo dipende dalla vita interiore, la condizione del corpo dalla condizione dell’anima. Nessuna condizione dello spirito è indifferente per il corpo” (Pavel Florenskij)
Al termine della quarantena, con la complicità della primavera e per scrollarsi da dosso la cattività imposta dalle quattro mura di casa, in moltissimi, com’è sano e giusto, si sono riappropriati del rapporto con la natura e con la loro dimensione fisica, ripopolando le ville, i parchi e le montagne.
D’altronde, l’uomo e la natura hanno un rapporto irrinunciabile, in cui l’uno si riflette nell’altra: solamente la mediocrità moderna osa negarlo, venendo però costantemente smentita. La sovversione, infatti, ha creato artificialmente – come un orco di tolkeniana memoria – l’homo oeconomicus, dandogli poi la veste di homo mechanicus o, peggio ancora, di homo ‘burocraticus’: egli si sente al sicuro nella comfort-zone della propria scrivania, è inflaccidito dal proprio divano ed è abbrutito dal grigio del cemento cittadino.
Eppure, proprio come avevamo auspicato nei mesi scorsi, durante la quarantena in molti hanno vissuto il non-senso dei ritmi frenetici a cui erano stati abituati e, oggi, svegliatisi da questo sonno indotto, si sono riappropriati di loro stessi, anche riscoprendo l’attività fisica.
Pompati o virili?
Dal canto nostro e per l’uomo della Tradizione, il corpo ha una propria dignità, riconosciutagli a pieno nello sviluppo armonico delle sue facoltà con quelle dell’anima: da tale punto di vista, la ‘clausura forzata’ di questi ultimi mesi ha rappresentato un’ottima occasione per riscoprire la propria interiorità e, per effetto, vivere con maggior consapevolezza anche la sfera fisica.
Ribadiamo: sviluppo armonico del corpo e dell’anima.
Infatti, il narcisismo del goffo palestrato ‘tutto ormoni’ è uno dei frutti del materialismo che condanna un rapporto equilibrato con il corpo, allo stesso modo in cui secchioni e ‘nerd’ si auto-isolano in prigioni cerebrali o virtuali.
Tali forme squilibrate di attività fisica, tese a sviluppare esponenzialmente il corpo, spesso con ‘aiuti chimici’, non hanno nulla a che vedere con il corpus sanum, casa della mens sana, dei nostri Padri: espressione di una vita equilibrata e gerarchicamente ordinata in tutti i suoi aspetti.
La Bellezza e la dignità proprie del corpo sono, in ogni caso, negate da qualsiasi abuso della corporalità tipico di una vita che non rappresenti più nulla di alto e nobile.
Spirito-corpo-anima al proprio posto
A rigore, partendo dalla Dottrina tradizionale, per inquadrare al meglio la questione secondo i Princìpi, alla base di ogni incomprensione legata al corpo sta il suo confonderlo con la ‘carne’, che ne è la mera fisicità, costituita degli aspetti passeggeri e impermanenti propri dell’individualità. In altre parole, intendiamo i ‘rivestimenti’ del corpo stesso: i capelli, che cadono, le unghie, che crescono, la pelle, che muta… nulla di più effimero.
Tutte le tradizioni, infatti, hanno sempre attribuito ai progenitori mitici dell’umanità, ai santi, ai risorti, ai divinificati, non un’assenza di corpo, ma un corpo glorioso o luminoso: un corpo «dalle ossa molli», come la tradizione cinese descrive gli Uomini primordiali, il corpo medesimo con cui gli eroi e i santi vengono assunti in cielo (Romolo, Ercole, il Profeta Elia, la Beata Vergine Maria), lo stesso Corpo di Resurrezione del Cristo e di tutti coloro che risorgeranno in Lui.
Diversamente, la ‘carnalità’ è la conseguenza fisica della perdita del Centro da parte dell’uomo, della fine dell’età dell’oro, della sua progressiva materializzazione e della sua ‘caduta’ dallo stato primordiale ed edenico: Eden che, infatti, Adamo ed Eva dovettero abbandonare vestiti delle «tuniche di pelli» preparate loro da Dio, le quali esprimono lo stesso significato simbolico.
Il tuo corpo è (solo) un’arma
Ebbene, nella nostra quotidianità abbiamo il dovere di arrestare questa caduta: vivere il corpo secondo la centralità dello Spirito, di cui lo stesso è espressione ed immagine vivente della sua Bellezza sul piano del manifestato.
Tutto ciò è estremamente concreto e rispecchia la dimensione del kalòs kai agathòs – bello e nobile -, per la quale, al di fuori di un’interpretazione frivola e superficiale, la Bellezza è il risultato della perfetta coerenza tra la dimensione ontologica – ciò che si è in relazione al Princìpio – ed etica – il come ci si comporta -, coerenza che va a determinare e a condizionare anche il piano estetico. In questo caso, l’apparenza esprime in maniera coerente l’essenza, divenendone tutt’uno: si è in ordine nella propria essenza, dunque si esprime uno ‘stile’, un ‘modo d’essere’, che è lo stile tradizionale, lo stile militante.
La caduta di cui abbiamo parlato, invece, rappresenta la dissociazione di tale armonia e, in quanto eventi metastorici e simbolici, dunque per questo ancor più che reali, ci impongono una risalita, una riconquista, un Ritorno al Centro che sia quotidiano.
Vivere la propria corporeità, in maniera tradizionale, vuol dire viverla in via strumentale e militante: il corpo è uno strumento, come la spada lo è per il cavaliere.
Infatti, proprio la spada a doppia lama, come l’ascia bipenne, simbolicamente, si rivolge sia contro chi la brandisce, all’atto di caricare il colpo, sia contro chi viene colpito, all’atto di sferrarlo. Allo stesso modo, un sapiente utilizzo del nostro corpo ci permette, ancor prima di agire nel mondo in maniera efficace, di agire su noi stessi.
Prega e combatti, combatti e prega!
Il militante della Tradizione è votato ad agire nel mondo per propria stessa vocazione ed è evidente che non possa rinunciare alla dimensione fisica, dovendo anche presupporre la possibilità di fronteggiare fisicamente un avversario.
Anche per questo, il militante della Tradizione è chiamato a dare dignità al proprio corpo, rendendolo veramente il tempio dello Spirito: Socrate e Platone, oltre ad essere due sapienti, eccellevano nella lotta, il primo, e nel pancrazio, il secondo; in oriente, le arti marziali sono state praticate e trasmesse per secoli all’interno dei monasteri; nel Medioevo, vita contemplativa e vita attiva, spesso, non venivano separate, basti pensare all’«ora et labora» benedettino o alla dimensione contemplativa degli ordini monastico-militari; il Fascismo riconobbe dignità al corpo, dando una dimensione preminente all’educazione fisica nell’inquadramento e nella formazione della gioventù.
Come fare sport oggi?
È innegabile e non appare nemmeno un caso che l’odio per l’educazione fisica sia tipico della società contemporanea, in cui i ritmi forsennati non lasciano spazio per il sano esercizio fisico, quale sano momento di ritrovo di se stessi, in cui poter rinunciare alle folli dinamiche del produci-consuma-crepa.
Spezziamo queste catene con una sana attività fisica, sottraendoci, per quanto possibile, dal grigiore ritmi di lavoro e cittadini, che diventano spesso delle gabbie mentali. Agendo sul corpo agiamo, agiamo istantaneamente su noi stessi: scopriamo e superiamo i nostri limiti.
Attività come le arti marziali o gli sport da combattimento, ad esempio, ci pongono maggiormente di fronte alle nostre paure; l’alpinismo ci impone di rimanere sempre lucidi di fronte alla fatica, al freddo, alla fame o alla sete; discipline come l’atletica o il nuoto impongono sempre e di continuo un traguardo interiore da superare; per le donne, discipline come, ad esempio, la danza classica o la ginnastica artistica sono un’educazione alla grazia, alla gentilezza ed alla bellezza di cui, sul piano umano, sono chiamate ad essere l’immagine.
Così, il corpo si irrobustisce, si sanifica e prende forma in maniera armonica e coerente con quanto viene vissuto e praticato, se ne assume la padronanza tramite la disciplina: si scopre, ad esempio, l’importanza della respirazione nell’espressione dell’energia e nel mantenimento della concentrazione, riscoprendo aspetti della nostra psiche di cui il mondo moderno vuole privarci.
Tutto ciò che accade non ha nulla a che fare con l’attività praticata per la prova costume, del tutto fine a se stessa, che produce un mero gonfiore e irrigidimento. Nel bene o nel male, il corpo assume la forma di ciò che vive: curandolo in maniera equilibrata, viene curata anche l’anima.
Dire. Fare.
Non è un caso che la Comunità Militante Raido abbia sempre posto una sana riscoperta della dimensione fisica, nonché del suo rapporto con la natura, al centro del proprio cammino di formazione: attività come quelle del Gruppo Escursionistico Orientamenti o iniziative come Fuori i secondi! sono state ideati dai militanti, per militanti e simpatizzanti, al fine di non trascurare la conoscenza di sé, delle proprie paure del proprio coraggio, che solamente una disciplina fisica sanamente orientata, che porti al confronto con se stessi tramite il confronto con l’altro, con lealtà e cameratismo, può veramente agevolare.
Inoltre, dal punto di vista più direttamente legato alla spiritualità, è esperienza comune come determinate posizioni che il corpo assume abbiano anche un significato rituale e possano propiziare la preghiera o la meditazione.
Tutto in equilibrio
Insomma, la Dottrina tradizionale insegna a vivere tutto alla luce dell’Unità, oltre ogni sterile ed illusorio dualismo: opporre il corpo allo Spirito vuol dire opporre il cavallo al cavaliere.
Al militante della Tradizione, non appartiene l’idea della mortificazione, ma, piuttosto, la disciplina di sé: per lui ogni cosa è vita e Bellezza.
Per ultimo, è bene sottolineare che il sano sviluppo fisico proprio al cammino di formazione tradizionale non è contraddetto dalla necessità di strumenti come la rinuncia e il digiuno, ai quali, abbiamo dedicato il Dispaccio del novembre scorso. I frutti di tale raccoglimento possono essere vissuti a pieno proprio ora, a ridosso del Solstizio d’estate, quando il sole raggiunge il punto più alto nel cielo e la vita esprime, analogicamente, tutta la sua forza, dandoci la possibilità di agire su noi stessi vivendo a pieno il contatto con la natura.
Così, in armonia con i cicli del Cosmo, l’uomo vive il giusto equilibrio tra Spirito, anima e corpo: tra la contemplazione del raccoglimento e l’espansività dell’azione.
Consigli di lettura
Nemeton, Roberto Giacomelli e Alessandro Manzo, Edizioni Mediterranee
Athlos – L’atletica e il risveglio interiore dell’uomo moderno, Paolo Giachini, Raido
Liberazione – Avventure e misteri nelle montagne incantate, Domenico Rudatis, Nuovi Sentieri
Meditazioni delle vette, Julius Evola, Ed. Mediterranee
Gruppo Escursionistico Orientamenti, Gruppo Escursionistico Orientamenti, Raido
Lo spirito del combattente, Associazione Culturale e Sportiva Furor, Cinabro Edizioni