Una testimonianza di militanza vissuta, non un insieme di ricordi. Nella serata di sabato 26 ottobre 2019, Mario Michele Merlino – nato nel giugno 1944, e che per due giorni ha avuto l’onore di appartenere ad un’altra Italia, prima dell’occupazione alleata, poi cresciuto tra le barricate della Giovane Italia, nelle trincee di Valle Giulia e del ’68 – ha consegnato il proprio testimone, fatto di cuore e fuoco, ai presenti alla conferenza “Il Ribelle” a Lui dedicata.
L’evento, organizzato dal Coordinamento militante Cerchio, presentato da Il Reazionario presso la Sede di Raido, non è stato una celebrazione, ma un ringraziamento per chi ha sempre messo a disposizione il proprio cuore all’Idea, a quella Comunità che travalica ogni confine di spazio e di tempo e che riunisce in sé i camerati caduti e quelli del domani, oltre ogni veduta particolare.
La militanza di Mario è stata anche il mettere in contatto le generazioni e le idee, facendo sintesi: anarco-fascista per nascita e vocazione, tra i più attivi sul fronte della memoria storica, anello della catena che tiene legati i militanti più giovani ai combattenti della RSI. Lo stesso che non ha mai fatto professioni di tradizionalismo ma che, ha confessato, tra i libri più importanti della propria vita c’è una copia di Rivolta contro il mondo moderno rilegato a mano.
In fondo, Mario ci ha consegnato questo: la gioia di appartenere ad uno schieramento, l’Amore del guerriero che non conosce odio. Le sue parole, quelle di un combattente degli anni ’60 e ’70 che usciva con il martello nella giacca, non conoscono livore nei confronti dei propri avversari: sia nei confronti di quel “compagno” che lo schiaffeggiò, ancora imberbe e gracile, durante una affissione alle “Botteghe Oscure”, sia nei confronti di quell’“altro”, che poi in realtà tanto “altro” da lui non era, a cui ha legato per sempre i propri ricordi, oltre la galera ed il sangue che li hanno divisi, prestandogli una copia del Così parlò Zarathustra.
Ma abbiamo avuto l’occasione di conoscere anche il Mario legato al “caro fratello” che mai ha avuto: Robert Brasillach. O il Mario dei solstizi d’inverno trascorsi con Adriano Romualdi, dell’incontro tragi-comico con Julius Evola, ma anche quello delle vacanze in Germania, sempre con l’irriverenza che lo contraddistingue.
È il Mario Merlino, questo, che si è raccontato in Stile Ribelle, scritto a quattro mani con Emanuele Casalena, per le edizioni Passaggio al Bosco, ripercorrendo una vita militante fatta di gioia e goliardia, ma anche di sacrificio, perché, come diceva Nietzsche «scrivi col sangue e allora imparerai che il sangue è spirito». Questo aforisma, probabilmente, rappresenta interamente Mario Merlino, combattente che ha vissuto l’impegno militante anche sul fronte della cultura, che è stata per lui nient’altro che un altro mezzo per testimoniare le stesse parole d’ordine che acquisivano spirito sui manifesti incollati col sangue della nostra migliore gioventù.
Il suo monito ai presenti è stato, allora, proprio quello di non rimanere legati ai ricordi per un passato che non si è fatti in tempo a vivere, ma di rendere piuttosto vivo il presente tramite la costruzione continua di una Comunità che sia la roccaforte contro le sirene contemporanee, molto più assordanti di allora.
E così, al termine della serata, al combattente “M.M.M.” è stata riconosciuta la dovuta gratitudine per la sua battaglia – condotta sempre in prima linea – con un piccolo dono simbolico. Un ritratto dipinto a mano che, a nome di tutta quella Comunità composta eterogeneamente da chi sabato era presente ad ascoltarlo, è l’immagine che più rappresenta l’impegno ed il sacrificio profuso negli anni da questo rivoluzionario e ribelle… In alto i cuori, Ribelle!