Quale argomento migliore per ricordare Francesco, ad un anno dalla sua prematura morte, che “Sol Invictus. Il simbolismo del solstizio d’inverno”. Questo è il titolo della conferenza tenutasi sabato 30 novembre appena fuori Roma, a Morlupo patria di Francesco, dove camerati, amici e semplici compaesani si sono ritrovati presso il Teatro “Aldo Fabrizi” per ricordarlo attraverso la conferenza organizzata da Raido e PassodopoPasso, associazione fortemente voluta e fondata da Francesco D’Amico e che sta portando avanti varie iniziative in suo nome.
L’incontro è iniziato con qualche ritardo a causa del freddo e della difficile situazione della viabilità stradale che non hanno comunque fermato il relatore, il prof. Mario Polia, che non ha bisogno di troppe presentazioni, il quale ha voluto fortemente intervenire a questo evento.
La serata è stata aperta dal portavoce di PassodopoPasso che ha ricordato ai presenti quale persona meravigliosa fosse Francesco, e di come con lui si potesse parlare tranquillamente di argomenti anche importanti senza mai ottenere discorsi sterili, ma che anzi portavano a riflettere ed a porsi delle domande, senza dimenticare la sua enorme generosità, ricordata anche attraverso alcuni aneddoti di vita vissuta con lui.
Dopo un saluto dei rappresentanti delle istituzioni locali presenti, è stata la volta del prof. Polia, sempre netto ed esaustivo nella sua esposizione, che ha ricordato le origini, che risalgono alla notte dei tempi, del Solstizio d’Inverno. Ricordando come esso sia un momento importante che scandisce, insieme agli altri appuntamenti ciclici, la vita dell’uomo su questa terra. Di come ancora tra i contadini del nostro appennino centrale siano in uso tradizioni la cui origine si perde nei secoli.
Un insieme di riti e simboli, trait d’union tra l’uomo e il Divino e tutte le cose da esso create.
Un concetto di vita secondo i ritmi cosmici ben diverso da quello che risulta essere oggi il Natale.
Per l’uomo moderno essendo solo motivo di grandi abbuffate e di corse affannose nei negozi a caccia dell’ultimo regalo. Oggi il filo di connessione con il Divino è reciso e con esso anche il ricordo degli antenati illustri.
E proprio in chiusura del suo intervento Mario ha precisato che Francesco fa parte dei nostri antenati illustri ricordando come, pure negli ultimi giorni della sua esistenza terrena, abbia mantenuto sempre lo stile e la dignità del Guerriero, senza cedimenti al mostro interno che sapeva lo stava divorando.
Oggi essere Guerriero significa “andare controcorrente”, riappropriarci di quei valori che veramente valgono la pena di vivere la vita, sempre tesi a migliorarsi costantemente e senza attaccamento. Differentemente saremmo un numero in mezzo alla massa informe che si differenzia dalle bestie solo per avere il libero arbitrio.
“Avevo un camerata, che miglior non puoi trovar…”, recita una vecchia canzone. Si, abbiamo avuto un camerata ma, lo avremo per sempre perchè finchè anche uno solo di noi continuerà a lottare egli vivrà attraverso le nostre azioni.
Ciao Francesco!