Sabato 17 Dicembre si è svolta, presso i locali di Raido, l’ormai consueta conferenza pre-solstiziale con il prof. Mario Polia. Un tema, quello solstiziale, che non manca mai di offrirci spunti interessanti di riflessione e meditazione in questo momento fondamentale dell’anno.
Dopo una breve introduzione a cura di Raido sull’importanza di rifarsi a simboli originari e puri per andare controcorrente rispetto alla tendenza transumanista del mondo moderno, prende la parola Polia. L’argomento che affronta di fronte al numeroso pubblico accorso in una sala gremita è Thule, la mitica terra delle origini dei popoli arii. Un argomento non semplice e facilmente preda di fraintendimenti, ma che Mario illustra magistralmente, conducendoci per gradi attraverso un lungo viaggio nei quattro angoli del mondo, attraverso molti popoli, diversi quanto distanti tra loro, eppure accomunati da un vasto patrimonio di simboli, e da una certezza: che “un mondo privo di un centro non è un mondo”.
Thule, l’isola del Nord; Avalon, l’isola bianca dei celti; Roma e la terra degli iperborei. Popoli dalla diversa lingua, cultura, molto lontani tra di loro, eppure accomunati dalla medesima visione del mondo. Eliminata l’idea che popoli così distanti possano aver avuto “scambi culturali”, quel che rimane è l’evidenza di un archetipo stampato nella coscienza profonda dell’uomo.
La terra delle origini è strettamente collegata con l’idea del centro del mondo. Si chiarisce subito un punto fondamentale: “laddove un essere umano pensa e agisce in modo retto, li si instaura un centro del mondo”, afferma Polia. Ed è grazie a questa definizione che più popoli poterono fregiarsi contemporaneamente del titolo di custodi di un centro del mondo, poiché esso è in tutti quei luoghi “dove Cielo e Terra si uniscono”.
O ancora, centro del mondo come montagna sacra (come per i popoli cinesi e islamici), o alberi (come Irminsul presso i germani) o templi a forma piramidale come nell’antica mesopotamia o presso gli aztechi (dove le piattaforme rispecchiavano addirittura i pianeti del sistema solare, simboleggiando non solo il centro del mondo ma dell’intero universo).
Molti re hanno cercato l’isola bianca, come il romano Costanzo Cloro o il re azteco Montezuma, disponendo i migliori guerrieri nell’impresa, salvo poi fallire. Poiché non è con la forza militare che si può raggiungere l’isola bianca – un’isola, cioè, che non si raggiunge né per mare né per terra – ma solo in “volo”. Ma la Cerca verso l’isola delle origini o il centro del mondo richiede spesso il passaggio attraverso acque perigliose, selve o luoghi di totale oscurità. Simbolicamente rappresenta l’abbandono dell’utilizzo dei sensi e del pensiero razionale – legati all’individuale – per proseguire lungo il cammino utilizzando solo l’intuizione intellettuale, capacità metafisica e universale.
Si arriva quindi, infine, al reale significato del simbolo di Thule e l’invocazione che esso stesso richiama: cercare oggi la Terra delle origini non significa far parte di un circolo pseudo-teosofista, alla ricerca di un luogo geografico, o dilettarsi in discussioni accademiche e sterili. Cercare la terra delle origini significa intraprendere un viaggio verso noi stessi, alla scoperta di quel Centro – che è nell’uomo – che da un senso verticale e spirituale alla nostra vita. Un percorso irto di pericoli e fatiche, ma l’unico che l’uomo è chiamato a intraprendere nella sua missione terrena.
C’è poi ampio spazio per le domande, che chiariscono ulteriormente determinati simboli comuni a molte civiltà tradizionali – quali quello del drago e del colore verde – che ampliano la prospettiva sull’argomento. Chiarimenti che apprezza ancora una volta il numeroso pubblico che a fine conferenza si è speso in oltre un’ora di domande al relatore.
Appuntamento quindi al 14 gennaio 2017 per la conferenza-presentazione dal titolo “Incontro con le Edizioni di Ar” con Cristina Coccia, Giovanni Damiano e Massimo Pacilio, alla quale sarà inoltre presente l’Editore delle Edizioni di Ar.
A presto e in alto i cuori!