Svariati estenuanti mesi in colonna davanti al semaforo intermittente costruito dal governo, scorrendo i feed di Instagram e scoprendo che la digitalizzazione della realtà assumeva tutto d’un tratto una forma sempre più nitida.
Svariati estenuanti mesi in cui sono state ridotte al minimo le occasioni per vedere dal vivo le persone a noi care, gli amici, i colleghi e soprattutto coloro che ogni giorno marciano con noi lungo il percorso militante. I camerati.
Improvvisamente la socialità ci è stata presentata come una dimensione nociva ed evitabile.
L’uomo moderno, che è vile, che è timoroso, che è inadeguato a confrontarsi con la vita, ha inevitabilmente finito con l’accettare con disagio che la dimensione sociale, luogo della formazione dell’identità, luogo di confronto e luogo di scontro, gli era diventata sempre più insopportabile.
Milioni di persone in tutto il mondo hanno finito per accarezzare l’idea di frequentare una dimensione virtuale che fino ad allora non avevano mai conosciuto, accomodandosi in una comfort zone che permette loro di mantenere le debite distanze dal contatto sociale, finendo per rifugiarsi in piattaforme digitali come Zoom e Skype, unici luoghi in cui scimmiottare relazioni umane. Sono nate le “stanze” come pagine web a cui collegarsi per incontrare – o meglio connettersi virtualmente – con i propri cari. E tutta questa finzione, tutta questa ‘umanità diluita’, tutto questo niente fatto di notifiche e chat sta affliggendo anche una realtà fondamentale della nostra dimensione politica: la sede politica.
Qualche giorno fa è ricorso l’ennesimo anniversario del sacrificio di Acca Larentia. E cosa stavano facendo Franco, Francesco e Stefano? Erano nella loro sede, erano a casa loro. Stavano difendendo un luogo, lo spazio fisico di un’Idea più grande, di un Principio senza muri né soffitti: erano lì dove hanno imparato, senza chiacchiere, a seguire la traccia dell’eroismo, che poi hanno eroicamente percorso fino alla fine. Esempio luminoso di quanto sia importante avere una porta da solcare, uno spazio da difendere e illuminare, un “dentro” e “fuori”, chiara analogia del “noi” e del “loro”.
Dunque è evidente che una videochat mai potrà sostituire le esperienze fondamentali che avvengono all’interno della sede militante. Mai potrà sostituire le innumerevoli occasioni di crescita, confronto, gioia e sconforto – vita piena – che si vivono nel percorso di militanza.
In questo periodo, anche a causa delle difficoltà economiche che colpiscono chiunque indistintamente – salvo i soliti noti – molte sedi politiche vengono chiuse, molti spazi militanti e comunitari scontano difficoltà logistiche ed economiche. E quelle sedi politiche e militanti che ancora resistono imperterrite e coraggiose di fronte alle difficoltà rappresentano un faro, un’isola, un’oasi in cui un militante può tornare a respirare, può tornare a dire “Casa” quando vi entra e lì cresce assieme ai suoi fratelli. Per questo è importante ribadire la centralità e l’importanza della sede politica per una comunità militante e politica. Oggi più che mai, auspicando che riaprano quelle purtroppo in difficoltà, nonché sperando che ne aprano di nuove, ogni giorno. E non dimenticando quanto sia importante sostenere con donazioni, acquisti e partecipazione proprio queste isole felici e rivoluzionarie dove ancora sventola la nostra bandiera. D’altra parte, non è facile descrivere la gioia di sentirsi a casa ogni qual volta ci si reca nella sede della propria Comunità: la sede è la CASA della Comunità, è la casa di ogni militante, è là dove in cuor suo egli sa di essere al sicuro!
Una casa, che in quanto tale deve essere costruita, con il sudore e l’impegno di ogni militante.
Una casa che deve essere curata e mantenuta, con il sacrificio economico di tutta la Comunità.
Una casa che deve essere difesa dai nemici e dalle avversità che le contingenze pongono lungo il cammino di milizia.
D’altra parte, la “stanza virtuale” non ha bisogno di pulizie, mentre la sede deve essere sempre impeccabile e i camerati usano la scopa come fosse una spada e puliscono il cesso come fosse quello di casa loro. Per entrare nella “stanza virtuale” basta un click: quanto è dura invece farsi anche 40 minuti di auto per raggiungere la “Casa dei fratelli”? E’ dura, ma è bella. E dice tanto: perché è quel sacrificio che certifica una scelta, che conferma un’intenzione. La sede è il luogo in cui ogni militante ha la possibilità di fare il proprio dovere, in cui ogni militante allena l’impersonalità del proprio agire, in cui ogni militante si dona! E l’esperienza della Casa Verde fondata da Codreanu e i suoi legionari è viva e brilla nell’eternità per ricordarcelo.
Dunque, la sede militante il luogo in cui ci si dà appuntamento ogni settimana, per ogni attività militante, per ogni incontro con i camerati.
Un luogo che è testimone della parola data e della puntualità.
Poiché la casa della Comunità non può essere svilita da patetiche giustificazioni per assenze dovute a problemi di connessione!
La sede è il luogo in cui bisogna essere opportuni nel comportamento, nel linguaggio e nell’abbigliamento. E’ il luogo che per essere frequentato implica una scelta!
La scelta di chi “sacrifica” una serata in discoteca o un calcetto “scapoli e ammogliati”, perché sa che è prioritario mantenere l’impegno militante preso e quanto sia grande la gioia che si condivide con un fratello nel mezzo della rinuncia!
In questo periodo in cui non si hanno molte alternative (o scusanti), forse partecipare ad una riunione militante su zoom è più facile. Ma “la comodità addormenta l’ideale” come ricorda Degrelle e quindi la riunione nella sede militante, in presenza fisica dei militanti, è un combustibile insostituibile nelle riunioni tra camerati.
Dunque, quando torneranno le innumerevoli distrazioni a porci dinanzi a un bivio – se rifuggirle e frequentare la sede – farsi trovare presenti davanti a quella serranda rosso-bianco-nera da sollevare sarà il modo per dimostrare la nostra appartenenza.
Infine la sede è anche il primo strumento di confronto con i propri fratelli.
Quando si è in una videochiamata, si può spegnere il microfono per non farsi sentire mentre si sbuffa, o si fa altro sul pc, nessuno può vederti.
Ma quando ci si riunisce nella casa della Comunità, si siede tutti in cerchio ed è una condizione imprescindibile l’esserci, l’essere presenti a se stessi e al proprio gruppo, per poter fornire il proprio contributo, le proprie riflessioni e poter apprendere e ricevere in ogni sfumatura delle parole, del tono e dei gesti.
Allora proprio per la distanza che in questi mesi si è interposta fra di noi, e fra noi e la nostra amata casa, abbiamo ancor di più potuto constatare il ruolo centrale che assume questo luogo nel forgiare l’anima della Comunità, nel formare il carattere di chi le dà vita, nell’essere il porto sicuro di ognuno di noi!