L’ultima pubblicazione di Cinabro Edizioni, “Il problema della scuola”, di Guido De Giorgio, è stata presentata al pubblico di Raido nella serata di venerdì 18 ottobre, dalla casa editrice stessa e da Gianluca Marletta, che del libro ha curato l’introduzione.
Originariamente pubblicato nel 1955, “Il problema della scuola” rientra fra gli scritti meno conosciuti di Guido De Giorgio, e potrebbe colpire che, a trattare di una tematica così contingente come quella dell’istruzione, sia stato un interprete della Tradizione come lui, più noto nelle vesti di Poeta, a stretto contatto con le vertiginose altezze della metafisica.
Invece, ciò non è affatto strano, come chiarito da Marletta al pubblico. Sia perché De Giorgio fu maestro per molti anni, prima a Tunisi, poi in Piemonte, a Mondovì. Ma anche e soprattutto perché, essendo la Tradizione universale, non c’è ambito della vita che non la riguardi e che ad essa non debba ispirarsi. I valori dello Spirito devono ordinare ogni aspetto della vita umana, dunque, al contrario di quanto la visione laica ed orizzontale del mondo oggi imperante imponga. Questo spiega perché, grandi interpreti della Tradizione, come De Giorgio, lo stesso Evola e Gaetano Alì si siano occupati, nella loro vita e militia, anche della scuola.
Rispetto alla scuola di oggi, la cui mediocrità è stata raccontata da Marletta, insegnante, la scuola di cui parla De Giorgio è diversa. Alla scuola costruita come mera formazione tecnica dell’alunno, futuro produttore-consumatore da dare in pasto al mondo moderno, De Giorgio oppone la FormAzione a trecentosessanta gradi dell’uomo e della donna, educazione anzitutto spirituale, esplorazione e conoscenza della sua natura più profonda. Davanti alla degenerazione dei presidi in datori di lavoro, dei docenti in commessi e dei genitori in acquirenti – organizzati nelle famigerate “chat delle mamme” pronte a dare battaglia -, si staglia la figura del Maestro come riflesso del Principio, di Dio. L’agile opera di De Giorgio, infatti, si rivolge non alla istituzione scolastica, ma all’insegnante. Ciò, in conformità con il principio di Politica Tradizionale, per cui non è la società che fa l’uomo, ma l’uomo a fare la società, sintetizzato nella celebre frase di Codreanu: “non programmi, ma uomini nuovi”. Il che impone aderire ad una logica rivoluzionaria: non serve riformare l’istituzione, ma agire sulle anime. Ed è in ciò, se vogliamo, la valenza anche politica di questo libro.
Tra le tematiche trattate durante la serata, largo spazio ha avuto il rapporto tra la scuola e la famiglia. De Giorgio, il che potrà sorprendere, parla già negli anni ‘50 di crollo dell’istituzione familiare. Infatti, agli occhi del metafisico di San Lupo, la cui visione non era tradizional-ista (conservatrice, di retroguardia), ma puramente tradizionale, dunque rivoluzionaria, la famigliola del dopoguerra, anche prima dei sovvertimenti del ‘68 e delle leggi su divorzio e aborto, appariva già in tutta la sua degenerescenza. Su queste basi, scuola, secondo lui, avrebbe dovuto essere “contro” la famiglia, “contro” la società stessa: una seconda famiglia, in cui lo scolaro avrebbe trovato l’educazione che la famiglia depotenziata non era in grado di dargli. Quanto suonano profetiche queste parole, oggi, tra “famiglie” lgbt e genitori latitanti?
Moltissimi altri gli spunti contenuti nel libro, che risulta comunque tascabile e di facile lettura. L’appuntamento è per sabato 26 ottobre, da Raido, con il pomeriggio dedicato al ribelle Mario Michele Merlino, e per il 9 novembre, con Andrea Marcigliano per la conferenza sull’Europa, a trent’anni dalla caduta del Muro.
In alto i cuori!