Presso la sede della Comunità Militante Raido si è svolto, in collaborazione con Fascio Etrusco, Casa D’Italia Colleverde e Azione Punto Zero, l’incontro di formazione militante Ripartiamo da Codreanu, in occasione del 77° anniversario della scomparsa del Capitano.
Non è stata la canonica conferenza con relatore ed ospiti, bensì ognuno ha dato il suo contributo in un partecipato scambio di riflessioni. Ad aprire e condurre la discussione sono stati due militanti di Raido, che con i loro interventi hanno delineato le caratteristiche, gli scopi ed i metodi della Legione e della sua azione politica e di rinnovamento spirituale della Romania.
Il Movimento Legionario romeno si contrapponeva radicalmente al sistema democratico. Esso mirava non a “riformare” un sistema malato in un Paese preda della corruzione e dell’egoismo in tutte le sue forme, bensì ad attuare una vera e propria rivoluzione che, partendo dagli uomini, avrebbe dovuto infine informare la società e la politica. Una rivoluzione che ebbe un obiettivo spirituale prima di tutto, e che voleva sopra ogni altra cosa riaffermare la Verità e la Giustizia, l’Ordine e la Gerarchia in un mondo malato, degradato e in preda alle forze del caos.
Ciò sarebbe stato possibile solo ripudiando il proselitismo fine a se stesso e la facile ricerca del consenso elettorale, per dedicarsi unicamente ad un duro percorso di rettificazione dell’uomo, che comprendesse ogni aspetto dell’esistenza. Per questo, erano molto importanti all’interno del Movimento il lavoro ed i campi legionari – “banchi di prova” per forgiare il proprio essere – ed il rifiuto della politica intesa come “mestiere”, a cui veniva opposta una visione di essa come “religione”.
È l’Uomo Nuovo che doveva risorgere! Colui che entrava a far parte del Cuib, infatti, intraprendeva un lavoro rivolto a sé stesso prima di tutto, che passava attraverso le tre prove legionarie per giungere a compiere la cosiddetta “Opera Bella”, che si poteva compiere solo attraverso l’Azione impersonale, spoglia dalle contaminazioni dell’ego, da ogni prospettiva di vittoria o sconfitta, di guadagno o perdita.
Solo attraverso una trasfigurazione interiore della sostanza umana (e quindi operando con una prospettiva “verticale”), si poteva agire in modo realmente rivoluzionario (sul piano politico/orizzontale), determinando un cambiamento anche all’interno della società. Il legionario quindi non si sentiva mai “arrivato” e procedeva nella dura salita intrapresa mettendosi sempre in gioco, migliorandosi continuamente.
È grazie al rifiuto di qualsiasi compromesso con il sistema liberal-democratico che, come scaturito dalle riflessioni a seguire, forse il movimento legionario non ha raggiunto quella “visibilità” che invece hanno poi trovato gli altri movimenti nazional-rivoluzionari sorti in quel periodo.
Codreanu ci ha insegnato a vedere nell’azione politica un mezzo e non un fine, come strumento di verifica e crescita e non di appagamento del proprio io. Le rivendicazioni dei diritti tipiche dell’individualismo e della società moderna venivano rimosse per la rivendicazione, da parte di ognuno, dei propri doveri verso la comunità, in una visione della vita che non era atomizzata, come avviene oggi, bensì integrale in quanto investiva tutta la sfera esistenziale del singolo.
Era Importante anche il ruolo delle donne all’interno della Legione, per la quale venivano formati appositi Cuib, con un percorso specifico, procedente nella medesima direzione. Il tutto in una visione complementare ed organica dei sessi.
L’invito, dunque, lanciato con questo incontro è quello di ripartire da Codreanu come singoli ma, anche come ambiente politico ed umano. Solo in questo modo, infatti, daremo all’anniversario del 30 Novembre di ogni anno un senso superiore, reale, che non sia solo celebrativo ma attivo e vivente. Ripartire, dunque, seguendo l’Esempio legionario, mettendo a tacere il proprio ego per servire al meglio l’Idea, le nostre Comunità, la Tradizione!