«Queste ultime settimane ho letto il libro di Darwin. Nonostante il suo modo di procedere un po’ pesante, questo libro contiene il fondamento scientifico per la nostra causa»
(Karl Marx)
Il 12 febbraio il mondo anglosassone ha celebrato il Darwin-day, per ricordare Charles Darwin, padre della teoria dell’evoluzione delle specie animali e vegetali per selezione naturale. Quella teoria secondo cui l’uomo e la scimmia discenderebbero, per macro-evoluzioni date da adattamento, da un animalesco antenato comune che a sua volta, in principio, discenderebbe da strutture microbiche, la cui “vita” sarebbe frutto di reazioni bio-chimiche meramente casuali.
Ma ad onor del vero, nonostante il successo del passato, l’evoluzionismo non è mai stato dimostrato scientificamente e di questi tempi gode di sempre minor fama nel mondo degli scienziati. Infatti, l’origine della vita è un argomento estremamente complesso, sul quale si confrontano molte teorie diverse, di cui quella di Darwin ne è solamente una. Tutt’oggi, moltissimi scienziati di elevatissima caratura negano la teoria evoluzionista o, per lo meno, come descritto dall’evoluzionismo darwiniano. Ma molti di questi studiosi sono ostracizzati (tra i tanti, due: Roberto Fondi e Giuseppe Sermonti) e l’evoluzionismo darwiniano continua ad essere studiato sui libri di scuola, quale unica verità indiscutibile in materia. Non entriamo, però, nel merito scientifico della questione, non essendo questa la sede, rimandando alla vastissima bibliografia in materia.
Piuttosto, ci preme riflettere sull’utilizzo ideologico e politico, o meglio antropologico (ossia, volto al cambiamento dell’uomo) della ’scienza’, di cui l’evoluzionismo è l’esempio emblematico: trattasi infatti di un vero ‘dogma’, uno dei muri portanti del mondo moderno e del concetto di uomo che gli è proprio: una meccanica bestia da soma. La prospettiva evoluzionista è, infatti, fondamento delle ideologie, che caratterizzano il mondo moderno.
Prima fra tutte l’ateismo, perché l’evoluzionismo è stato sempre utilizzato per dimostrare che l’uomo è una creatura del caso e che nei meccanismi chimici e biologici che lo avrebbero determinato, non c’è spazio per Dio (che, in ogni caso e a scanso di equivoci, non avrebbe creato l’uomo “a propria immagine”).
Poi il progressismo, per cui l’uomo è destinato ad un costante miglioramento della propria condizione, conseguibile con i propri unici sforzi tecnici e materiali.
Poi il laicismo e la democrazia, in quanto l’assenza di un intervento ‘dall’Alto’ e la legge del più forte legittimano un potere ‘dal basso’, fondato sul consenso della maggioranza.
Il liberismo, perché tutti nascono uguali, ma vale la legge del più forte (la c.d. “selezione naturale”) che, priva di ogni riferimento superiore, autoregola i rapporti e la ‘concorrenza’. Tra l’altro, proprio con il dominio del più forte e la ‘selezione naturale’, il darwinismo ha legittimato il violento colonialismo britannico.
Ancora, il socialismo e il comunismo, perché tutti nascono uguali, ma con la legge del più forte abbiamo esagerato, dunque è necessario tornare alla più giusta eguaglianza iniziale
Inoltre, sempre l’evoluzionismo fonda altre aberranti ideologie contemporanee, chiaramente anglosassoni, come il transumanesimo.
In ogni caso, progressismo, democrazia, liberismo o socialismo, il destino dell’uomo dell’evoluzionismo è solamente uno: produce-consuma-crepa, senza alcun orizzonte superiore che possa distrarlo.
D’altronde, nell’ottica evoluzionista, se l’uomo è un animale frutto del caso, perché deve preoccuparsi di problemi più Alti? Perché vivere per Princìpi e Idee, se sono tutte sovrastrutture contingenti e mutevoli?
Ecco perché questa teoria, pur così debole nei suoi fondamenti, è però così insindacabile nei suoi dogmi: perché giustifica questo mondo e tutti i suoi nefasti effetti. Guai a dire che “il re è nudo”.
In generale, l’esclusivismo di cui tale teoria vive è quello tipico della scienza moderna: se non lo posso conoscere con i miei metodi, io Scienza, allora vuol dire che non esiste; dunque, non me ne occupo e tu, se lo sostieni, sei un ignorante ‘oscurantista’. Sei “da Medioevo”.
Ma non è questa una manifestazione di egocentrica e infantile impotenza?
Eppure, sono queste le basi dell’ideologia Scientismo: l’assolutizzazione delle potenzialità conoscitive della scienza, unica artefice del benessere e del progresso, gloria dell’umanità.
Se tutto ciò valeva nell’800, oggi è ancor più attuale. Gli uomini hanno già ridefinito il loro approccio alla vita, al mondo e alle altre persone, accettando in maniera del tutto acritica le indicazioni dei nuovi “oracoli sanitari”; preoccupati di non vedersi etichettati come ‘negazionisti’: lo stigma sociale per tutti coloro che si permettono di mettere in discussione la narrativa ufficiale, anche senza negarla necessariamente.
La tecnica è quella tipica della sovversione: contraffare una posizione legittima creandone la parodia, strumentalizzando ad arte le posizioni degli ‘utili idioti’ di turno, per farne un cliché con cui ghettizzare e screditare chi esprime posizioni ‘non allineate’, seppur se con cognizione di causa e in maniera compita. “Metti in discussione l’evoluzionismo? Sei un ignorante ‘creazionista’. E l’intercambiabilità tra i sessi? Un becero ‘sessista’? Le naturali e fisiologiche differenze tra i popoli? Uno sporco ‘razzista’… La narrativa sul Covid? un pericoloso e deprecabile ‘negazionista’!”.
La direzione è sempre quella materialista, progressista e atea. Eppure, tale approccio “scientista” della scienza è evidentemente contraddittorio: come può lo studio dei fenomeni (ambito in cui opera la scienza) negare la conoscenza delle cause (ambito della spiritualità)? In poche parole: anche se credi di dominare le leggi della manifestazione, ti sei mai chiesto da dove origina la manifestazione? Quale Principio l’ha determinata?
L’uomo di “scienza”, non potendo né dimostrare né nemmeno negare le cause con i propri strumenti materiali, preferisce affermare che queste non esistano e che tutto sia frutto del caso-kaos, pur avendo a che fare quotidianamente con leggi e dinamiche in cui il sottile ma determinante equilibrio ne testimonia la perfezione dell’ordine-kosmos.
Tali suggestioni impressionano la mentalità mediocre dell’uomo moderno. Egli, ormai incapace di osservare il mondo che lo circonda, la natura, il cielo e se stesso, si accontenta di un banale “lo dice la scienza…”.
Chiaramente, non stiamo dicendo che tutti possano parlare di tutto – perché non è così –, ma stiamo denunciando la pigra vigliaccheria di chi si accoda all’opinione dominante, preoccupandosi solo del giudizio degli altri.
Ma allora oggi, il militante della Tradizione come si deve porre nei confronti della scienza? Diciamolo subito: il nostro rifiuto dello scientismo non scade in superstizione.
Il militante della Tradizione considera le scoperte e le teorie scientifiche sempre alla luce dei Princìpi, nella concretezza del quotidiano. Andiamo per ordine.
Nel mondo della Tradizione, la scienza non è altro che lo studio di come i Princìpi spirituali trovano declinazione nel mondo e nel cosmo. Su tale base, la natura viene correttamente intesa quale una fitta trama di simboli e le varie scienze tradizionali, poiché dipendono proprio da tali Princìpi, possono fornire da supporto e base per un più profondo lavoro dell’uomo su se stesso. Nelle società tradizionali, il procedimento cognitivo coinvolgeva tutto l’essere in una più profonda azione su se stessi. Allora, la conoscenza era effettiva, non mero nozionismo. Ma tale conoscenza si è persa, ormai.
Non è un caso che, checché se ne dica, le conoscenze di molte civiltà antiche sembrano superare le possibilità degli strumenti effettivamente utilizzati: pensiamo alla conoscenza degli astri o dell’arte delle costruzioni. Invece, con l’età moderna, avvenne la separazione tra la scienza e i Princìpi, nella fittizia e insensata contrapposizione “tra scienza e fede”: una questione quanto mai mal posta, fondata sulla capziosa retorica per cui “la fede subentra laddove la scienza non arriva”, di per sé degradando la spiritualità a una mera superstizione.
Tale assurdità nasce, non a caso, dalla concezione meccanicista anglosassone, per cui Dio sarebbe un ‘orologiaio’, magari gigante, un po’ vecchiotto, con la barba bianca, che continua a guardarci dall’alto, dopo aver dato l’impulso iniziale al meccanismo del cosmo. È evidente che un tale concetto di Dio, che essi negano, non appartiene a nessuna reale spiritualità ed è piuttosto una contraffazione creata ad arte.
Ebbene, l’uomo ingranaggio razionalista e scientista, tutto studio-lavoro-produzione-consumo, la scimmia comparsa ed evoluta ‘per caso’ perché gliel’ha detto ‘La Scienza’, oggi, fregato dalla paura di morire, ha rinunciato al sole, alla vita, all’aria aperta, a guardare negli occhi amici e nemici. Quanto meno, ingabbiata nel suo smart-working, con Glovo non morirà mai di fame e con Tinder nemmeno di solitudine, si addormenterà ogni giorno con una serie Netflix, per svegliarsi l’indomani e ricominciare a girare.
Per questo oggi, nell’era della post-modernità decadente, la battaglia dell’uomo della Tradizione è quella del kosmos, luminosamente organico, contro il kaos, tetramente meccanico. Se il luogo del kaos meccanico è la società, il luogo del kosmos, luminoso e organico è la Comunità militante, fondata sui Princìpi della Tradizione.
Questa è la nostra battaglia, il nostro progetto rivoluzionario: dare vita a comunità militanti che, segni tangibili che la Tradizione si è destata, la testimonino nel mondo stimolando nuove e più alte forme di sensibilità.
D’altronde, se ‘essere ingranaggio’ significa vivere di automatismi ed essere intercambiabili, solo nella Comunità militante, coltivando uno stile di vita tradizionale, alla luce del Metodo di Formazione, l’uomo può abbandonare la propria condizione di ingranaggio, combattendo i propri vizi e riscoprendo le proprie virtù, in forza delle quali collocarsi gerarchicamente e contribuire al rivoluzionario progetto di restaurazione tradizionale.
Dunque, non scimmieschi ingranaggi di un meccanismo, dunque, ma fratelli nell’Idea, guerrieri di una milizia che ci ricollega ai nostri Padri.
Solo in questa maniera, tramite un nuovo e reale contatto con se stessi, si assumerà coscienza della falsità dei miti scientisti e progressisti; combattendoli veramente, sul campo dell’anima, prima che su quello delle nozioni.
Vivendo la vita con Eroismo, Ordine e Luce, ci si renderà conto che la ‘scimmia evoluta’ nata dal caso, sopravvissuta per automatismi, è una menzogna che può funzionare, per auto-riconoscimento, solo per chi vive la vita tra il flaccidume delle scrivanie e l’indifferenza dei display.
Per il militante, no.
Consigli di lettura
Titus Burckhardt, Scienza moderna e saggezza tradizionale, Borla;
René Guénon, Precisazioni Necessarie, Ar;
Roberto Fondi, Organicismo ed evoluzionismo, Il Corallo – Il Settimo Sigillo;
Giovanni Monastra, Le origini della vita, Il Cerchio;
Rutilio Sermonti, La fandonia evoluzionista, Edizioni Comunitarie;
Rutilio Sermonti, La fandonia evoluzionista, Raido;
Aa. Vv., La scimmia nuda. Dimenticare Darwin, Il Cerchio;
Maurizio Blondet, La disfatta evoluzionista. L’uccellosauro e altri animali, Effedieffe;
Giuseppe Sermonti, Il Tao della biologia. Saggio sulla comparsa dell’uomo, Lindau;
Daniel Estulin, Trans-evolution. L’era della decostruzione umana, Arianna.